Imago Bartoli

Ritratti e raffigurazioni

Paola Maffei ha scritto che “il desiderio di elevarsi attraverso il contatto spirituale e intellettuale con le menti elette passa, sì, dallo studio delle loro opere e delle loro azioni, ma si nutre pure dell’umana necessità di stabilire una forma di contatto fisico, di relazione concreta, necessità che spinge a fornire perfino la divinità di una immagine corporea. Perciò la fama dei grandi si misura anche dall’esigenza manifestata da contemporanei e dai posteri di dotarsi di ritratti più o meno veritieri e dalla precocità di tali manifestazioni visive. Così anche nel caso di Bartolo, la sua fama non poteva non trovare riscontro nella numerosissima e variegata serie di raffigurazioni e nello sforzo di tramandare la sua immagine terrena”.

Antiporta del primo volume degli Opera Omnia di Bartolo, Venezia, 1615

L’incisione, a piena pagina, raffigura e compendia l’intero ciclo della vita del grande giurista. Al centro di un’area delimitata da quattro colonne, Bartolo, di profilo, siede dietro una cattedra sul cui fronte si legge: ”VIXIT ANNOS XXXXII”. Si noti il cartiglio che si avvolge sulle due colonne posteriori con su scritto: “VERA EFFIGIES”.  Sullo sfondo un panorama naturale in cui compaiono le città di nascita, degli studi e della docenza: Sassoferrato, Bologna, Pisa e Perugia. Davanti alle colonne, in piedi e con libro e penna, sono ritratti i due maestri di Bartolo: quello di Perugia, Cino da Pistoia, e quello di Bologna, Iacopo Bottrigari. La sezione inferiore ritrae la solenne cerimonia di consegna a Bartolo delle insegne dottorali dinanzi alla Commissione di laurea: in corsivo si leggono i nomi di Iacopo di Belvisio, Pietro Cerniti, Oldrado da Ponte da Lodi, Raniero da Forlì.  Nella sezione superiore sono infine raffigurate due scene: a sinistra, Bartolo, “LUCERNA IURIS”, è in cattedra  nell’atto, forse, di consulere; a destra, l’incontro con l’imperatore Carlo IV, avvenuto a Pisa nel 1355. L’imperatore concederà a Bartolo il blasone, un leone rosso a due code in campo d’oro, che diverrà in seguito il simbolo della famiglia Alfani.

Il trionfo della morte
L’immenso affresco è attualmente conservato nella Galleria regionale della Sicilia, a Palermo, con sede a Palazzo Abatellis, che negli anni trenta del quattrocento, un secolo dopo la sua costruzione, passava alla universitas di Palermo per la creazione di un ospedale. E contemporaneamente alla creazione dell’Ospedale sarebbe stato concepito l’affresco, sulla cui paternità gli storici dell’arte non hanno raggiunto certezze, ma che datano attorno alla metà del quattrocento. Il ritratto di Bartolo ci mostra un volto spigoloso e contratto, con le ordite scavate e gli zigomi evidenti, il mento sporgente e con una fossetta, la bocca semiaperta, ciocche di capelli che fuoriescono dalle pieghe disciolte e disordinate di un sovracapo. Quest’ultimo, più che un turbante, sembra ricordare il mazzocchio, tipico copricapo indossato dai giuristi. Il corpo, bocconi e con le braccia distese in avanti, è rivestito di un magnifico velluto blu, mentre le maniche terminano con una elegante fascia bianca. Il volto e le braccia appoggiano su un libro aperto, che funge da titolo, con l’indicazione del nome del giurista – “bartolu(s) de xaxxo firrato lux iuris civilis”. Alcuni storici del diritto hanno espresso dubbi sulla presunta identità di Bartolo in tale affresco.

Medaglia commemorativa dell’Università degli Studi di Perugia, coniata in occasione del Convegno promosso per il sesto centenario di Bartolo da Sassoferrato.
Perugia, 1-5 aprile 1959

Il pastorello Bartolo

I falchi volteggiar lungo i crinali
sulle rocce del monte e la radura,
vedea dalla sassosa Venatura
Bartolo che alla Rae ebbe i natali
ed ascoltava i canti rusticali
nel tempo delle messi alla pianura,
quando sostan le greggi alla frescura
e intense fervon l’opre dei mortali.
Certo, egli amò con cuore di poeta
quest’aspra terra che gli diè la culla
e col sorriso delle nostre donne
forse l’accompagnò fino alla meta
quel volto verginale di fanciulla
che il Salvi elesse per le sue Madonne.

Rodolfo  Rossi
Vita poesia arte, Sassoferrato 1967

 

Rodolfo Rossi, La scuola di Bartolo

Filigrana di Bartolo da Sassoferrato, con firma autografa (“Ego Bartolus de Saxoferrato legum doctor”), realizzata nell’aprile 2023, per l’istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato”, dall’Azienda “Fabriano” (Fedrigoni Group), già “Cartiere Miliani Fabriano” (incisori: Enrico Cimarra e Lorenzo Giorgi). L’immagine riproduce il dipinto di Giusto di Gand (1472/1476) ora conservato, insieme con altri 27 “Immortali”, presso la Galleria nazionale delle Marche, nel Palazzo Ducale di Urbino, Studiolo di Federico da Montefeltro.

Mauro Benini, Bartolo da Sassoferrato, Cortile d’onore del Palazzo di Giustizia di Roma
(fotografia di Raniero Massoli Novelli e part.)

Busto di Bartolo installato nell’atrio del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

Giusto di Gand, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, Urbino, Palazzo Ducale

Anonimo incisore del 1520, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, in Bartholus de Saxoferrato, Commentaria super prima Digesti Veteris, Venezia, 1526

Seguace di Luca Signorelli, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, Orvieto, Libreria Albèri, part.

Giuseppe Marcucci, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, in A. Hercolani, Biografia e ritratti di uomini illustri piceni, Forlì, 1837

Cristofano dell’Altissimo, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, Firenze, Galleria degli Uffizi

Antonio Maria Crespi, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, Milano, Pinacoteca Ambrosiana

Anonimo incisore, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, in Tyberiadis tractatus de fluminibus tripertitus ab Hercule Buttrigario nunc demum restitus in lucem, Bologna, 1576

Anonimo incisore, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, in M. Mantua Bonavides, Illustrium iureconsultorum imagines quae inveniri potuerunt ad vivam effigiem expressae, Roma, 1566

Anonimo incisore del sec. XVI, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, in Elogia doctorum vivorum ab avorum memoria publicatis ingenii monumentis illustrium, Basilea, 1557

Anonimo umbro, Ritratto di Bartolo da Sassoferrato, Perugia, Palazzo Murena, 1535

PREMESSA

Nell’Omaggio che alcuni artisti della Nuova Maniera Italiana hanno voluto tributare, su invito della città natale di Bartolo, alla figura dell’insigne giurista, ciascuno di loro ha inteso svolgere un tema, scelto tra i tanti spunti che l’opera bartoliana può offrire. Antonella Cappuccio fa riferimento alla concessione imperiale del diritto anche alla legittimazione dei figli bastardi. Antonio D’Acchille ha voluto porre in evidenza la sconfitta delle forze del male operata dalla giustizia nel momento in cui Bartolo viene nominato Consiliarius dell’imperatore Carlo IV. Bruno d’Arcevia interpreta la teorica delle iurisditiones distinctae. Paolo Quagliani disegna il quadro simbolico dell’insegnamento di Bartolo allo Studium Perusinum, mentre Dante Ricci propone un’invenzione iconografica del discepolato bartoliano presso Cino da Pistoia. Lo scultore Alessandro Romano elabora un progetto di rappresentazione celebrativa in cui il giovane giurista consegue a Bologna la licentia docendi poco più che ventenne.

Giuseppe Gatt
Comune di Sassoferrato – Università degli Studi di Urbino
1987

PREMESSA

La Mostra degli ex-libris dedicata a Bartolo da Sassoferrato, curata da Vitaliano Angelini e Padre Stefano Troiani, si inserisce tra le iniziative promosse per celebrare il settimo centenario della sua nascita. Essa tende a ricomporre una sua immagine riflettendo sulla genialità dello studioso e dell’operatore del diritto, oltre che sul suo impegno nell’operosità quotidiana di una vita breve, ma vissuta intensamente, alla quale lo chiamava le urgenze di un tempo difficile. Durante il lungo tempo che ci separa dalla nascita di Bartolo, sono numerosi gli artisti, pittori, scultori, grafici che hanno cercato di rappresentarne l’immagine fisica percorrendo due filoni di ricostruzione: un Bartolo esile e ascetico, ed uno imponente e autoritario. La Mostra ha una valenza internazionale per la partecipazione di autori italiani, francesi, sloveni e croati.

Padre Stefano Troiani
Istituto internazionale di Studi Piceni
2013